La frattura politica è ormai insanabile. Ma cosa si cela dietro i litigi tra i due leader che avrebbero dovuto portare in alto il Terzo Polo?
Una rottura che, in realtà, molti analisti politici avevano vaticinato già da diverso tempo. Banalmente, perché non possono esistere due galli nel pollaio. E, alla fine, così è stato. Il Terzo Polo si dissolve come neve al sole dopo la lite tra Matteo Renzi e Carlo Calenda. Ma cosa sappiamo della vicenda? Ecco qualche retroscena.
Era il sogno dei centristi. Cercare di trovare una collocazione stabile in termini numerici e, quindi, di scranni parlamentari, e quindi essere l’ago della bilancia. Da sempre, infatti, in Italia, quello che accade in tutto il mondo, ossia l’esistenza di un bipolarismo marcato (destra-sinistra, conservatori-progressisti, ecc.) è visto come il male assoluto.
Da qui, dunque, la scelta di Matteo Renzi e Carlo Calenda che, negli scorsi mesi, avevano deciso di unirsi nel Terzo Polo. Matteo Renzi, come è noto, è stato il segretario del Partito Democratico. Ma, ormai da alcuni anni, ha fondato il proprio partito, Italia Viva. Carlo Calenda, invece, dopo essere stato ministro, aveva dato vita al proprio partito, Azione.
Negli ultimi giorni, però, tra i due sono volati gli stracci, fino alla rottura definitiva. Ma quali sono i motivi reali che hanno portato a questo terremoto politico che, inevitabilmente, si ripercuoterà anche sui territori?
Di mezzo, vi sono ovviamente motivazioni di tipo politico. Ma vi sono anche ragioni di tipo economico, come ha ammesso lo stesso Calenda nel corso di una recente intervista. In primis, dunque, al leader di Azione non sarebbe andata giù la decisione di Renzi di svolgere la sua ormai consueta Leopolda proprio a ridosso delle elezioni europee. Ma questo è solo uno degli aspetti.
In tanti, per esempio, ora si chiedono cosa ne sarà dei quattro milioni donati da importanti frange di imprenditoria italiana al Terzo Polo. A ballare, quindi, sono circa due milioni di euro a testa. “I soldi c’entrano il giusto” ha detto Calenda in una intervista a Repubblica. Il leader di Azione dice di sperare che i gruppi parlamentari continuino ad esistere. Anche perché altrimenti perderebbero i fondi parlamentari. Eccoli, nuovamente, i soldi, che spuntano fuori. “Renzi non può fare un passo di lato” dice Calenda, anche se “guadagna 2 milioni di euro in giro per il mondo”.
Eh già, cosa ne sarà ora delle generose donazioni dei ricchi del Paese? Arduo saperlo oggi. Ma, intanto, Calenda sembra già alla ricerca di nuove alleanze. E non esclude anche un avvicinamento al “nuovo” Pd di Elly Schlein.
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