Nelle ultime ore, l’Iran è stato travolto da una serie di manifestazioni a causa di ciò che è successo a Mahsa Amini. Ora le accuse riguardano le autorità: si parla di crimini gravissimi
Non si placano le proteste per la morte di Mahsa Amini, la 22enne curda che, secondo la Polizia dell’Iran, è morta per malattia e non per le percosse subite durante il fermo della polizia religiosa, che l’ha fermata poichè non indossava il velo.
Nelle piazze delle più importanti città dell’Iran, infatti, infervorano le polemiche e le manifestazioni. Ad agitare ancora di più i manifestanti sono le parole della Polizia, che afferma che Mahsa sia morta per ipossia cerebrale dovuta a una caduta casuale e non per i colpi ricevuti.
Nelle ultime ore, però, su Twitter decine di manifestanti stanno denunciando le autorità iraniane per il modo in cui li hanno trattati durante le manifestazioni. La repressione è totale: si parla di crimini contro l’umanità.
Ad oggi, sono oltre 500 le persone che sembrano aver perso la vita a causa della durissima repressione delle manifestazioni messa in atto dalla polizia dell’Iran. Oltre 200, invece, i manifestanti che hanno subito lesioni da gravi a gravissime, soprattutto in merito agli occhi. Le Guardie della Rivoluzione, incaricate di mantenere l’ordine dalla teocrazia sciita al potere, hanno infatti usato dei proiettili di metallo puntati direttamente agli occhi, che hanno causato cecità e lesioni gravi.
A condurre le inchieste in merito alla repressione sono il New York Times e IranWire, i quali sono entrati in possesso di numerose cartelle cliniche. Sono decine e decine i ragazzi e le ragazze che hanno denunciato nervi ottici recisi, retine danneggiate, globi rotti e traumi oculari: secondo alcuni, ci sono i margini per aprire un’inchiesta di crimine contro l’umanità.
Le armi più usate dalla Guardia della Rivoluzione sono i fucili da caccia e le pistole paintball: moltissimi avevano frammenti di gomma o di metallo conficcati in testa. La maggior parte delle vittime aveva traumi agli occhi e ai genitali, segni del fatto che le autorità puntassero soprattutto a quelle zone del corpo. I giovani oggi si sfogano sui social, dove raccontano le violenze subite: “La libertà è più importante della luce degli occhi” aveva scritto l’attivista Arin Bakhtiari.
Tra le vittime ci sono anche dei bambini, come Benita di cinque anni e mezzo che dovrà per sempre guardare il mondo da un occhio solo, poichè l’altro l’ha perso a causa di 20 pallini di metallo sparati dalla polizia. Secondo le ong che si stanno occupando del caso, la repressione nei mesi delle proteste in Iran ha causato 20000 arresti, 500 vittime (di cui 70 bambini) e 5000 feriti.
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