Tre anni da incubo quelli vissuti da una famiglia, svegliata nel cuore della notte da una serie di agghiaccianti telefonate. La decisione del tribunale dopo il dramma vissuto
Possono finalmente dirsi liberi dall’incubo che per tre lunghi anni li ha accompagnati nel cuore della notte, grazie alla sentenza di un tribunale civile milanese che ha emesso una condanna nei confronti della persona responsabile di tutto questo. Una donna che, come da lei stessa confessato nel corso di un interrogatorio, ha stalkerato la vittima ed i suoi familiari nel corso di un lunghissimo periodo compreso tra febbraio 2006 e settembre 2009.
Ed il suo modo di agire ha creato il panico nelle persone da lei prese di mira dal momento che in molteplici occasioni alzava la cornetta del telefono al calare della notte, svegliandoli di soprassalto; e, quando uno di loro andava a rispondere, all’altro capo della cornetta non udiva altro che un agghiacciante respiro di una persona ignota (la stalker), che poco dopo riattaccava. Ma in seguito ha aggiunto anche delle vere e proprie pernacchie.
Una trama degna di un film thriller, con un epilogo arrivato nelle scorse ore con una sentenza del giudice civile che, peraltro, arriva dopo una condanna per molestie al penale: 41mila euro, tanto la stalker dovrà versare a titolo di risarcimento danni alla vittima che, come si è scoperto con accurate indagini, era una sua collega di lavoro. Durante l’interrogatorio, ed il tribunale si è basato anche su queste parole per emettere la sentenza, infatti la donna ha ammesso di nutrire per lei un’antipatia “nata da piccole incomprensioni lavorative. Avendo il suo numero di casa, ho iniziato a fare telefonate anonime, sia di giorno che di notte, riattaccando dopo che alzavano la cornetta. Con l’andare del tempo ho fatto anche delle pernacchie”.
L’intera vicenda è raccontata da Repubblica Milano: la vittima ed i suoi parenti hanno così dovuto fare i conti con problemi di ansia e depressione legati proprio a quell’insistente quantitativo di telefonate e al fatto che non avessero idea di chi li stesse chiamando con tale insistenza. Prima del maxi risarcimento la donna è stata condannata, in appello, anche per lesioni personali dolose; per quanto riguarda i 41mila euro totali sono stati così stabiliti: 15mila erano la cifra già quantificata in sede di sentenza penale di secondo grado; ad essi sono stati aggiunti 8.610 euro per ognuno dei tre componenti della famiglia che ha subito lo stalking, come stabilito dal giudice onorario Carmen Michelotti della decima sezione civile. Infine al totale sono stati aggiunti gli interessi.
Dal canto suo la stalker ha adottato la linea difensiva dell’inconsapevolezza, sostenendo di non essersi resa conto di quanto i suoi atti fossero gravi e specificando che, per dormire in tranquillità, le vittime avrebbero potuto staccare il telefono. Il giudice non ha accolto questa versione, giudicandola colpevole.
Articolo di Daniele Orlandi
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