Sei in grado di riconoscere il prosciutto cotto di alta qualità? L’etichetta parla chiaro: ecco come scegliere il prodotto migliore.
Il prosciutto cotto è un alimento gustoso, nutriente e versatile. Si adatta infatti a primi piatti freddi, nonché a sfiziose farciture per pizze, focacce e panini imbottiti.
I consumatori, però, spesso non prestano attenzione all’etichetta. Un errore quanto mai grossolano, dato che le informazione in essa riportate sono in grado di decretare la qualità dell’alimento, fornendo inoltre preziose informazioni nutrizionali.
Conoscete, infatti, la differenza tra “prosciutto cotto“, “prosciutto cotto scelto” e “prosciutto di alta qualità“? Scopriamo insieme quali sono le loro peculiarità.
Prosciutto cotto: ecco come interpretare correttamente l’etichetta
La prima distinzione sta proprio nella nomenclatura dell’alimento. Le tre categorie vengono infatti assegnate in base all’umidità presente nel prodotto sgrassato e deaddittivato, detta anche USPD.
Nel “cotto” senza ulteriori specifiche, l’USPD può raggiungere al massimo l’82%, mentre nel “prosciutto cotto scelto” si arriva al 79,5% . Infine, nel “prosciutto cotto di alta qualità” non può superare il 76,5%. Inoltre, in questi due ultimi casi, nel prosciutto devono risultare visibili almeno 3 dei 4 muscoli della coscia, e le fette morbide, variegate alla vista e asciutte al tatto.
Nel caso del prosciutto cotto comune, molto spesso il prodotto finale può presentarsi viscido e dal colore omogeneo, e le fette tenderanno ad attaccarsi le une alle altre. Inoltre, la percentuale di acqua dichiarata nell’etichetta può facilmente superare il 5%: tale evenienza suggerisce una bassa qualità della materia prima.
Lo spiega dettagliatamente Davide Calderone, direttore presso l’Associazione Industriale delle Carni e dei Salumi Bologna. “Questo paramento tiene conto del tasso naturale di umidità della coscia fresca, ma può variare anche in funzione della lavorazione cui è sottoposto il prodotto, determinando una differenziazione qualitativa. La quantità massima di acqua che può essere aggiunta per il processo tecnologico è fissata al 5%, quando si supera l’acqua deve essere dichiarata in etichetta. In questo caso deve essere anche specificata la quantità di carne nel prodotto finito”.
Il prosciutto cotto può inoltre contenere vini aromatizzati e liquorosi, zucchero, destrosio, fruttosio, lattosio, maltodestrine, proteine del latte, proteine di soia, amidi e fecole, spezie, gelatine alimentari, aromi, nonché gli additivi consentiti.
Attenzione dunque alla specificità del nome assegnato, all’aspetto visibile della carne, e alla percentuale di acqua riportata nell’etichetta: questi fattori determinano senza margine di errore il range di qualità del vostro acquisto!