Il brand di Chiara Ferragni sembra non rispettare affatto i principi predicati sui social dall’influencer.
Chiara Ferragni è una delle influencer più potenti del mondo e con la sua piattaforma social seguita ormai da 25 milioni di persone è in grado di trasformare in oro tutto ciò che tocca. Ultimamente il suo coinvolgimento in tematiche sociali di vario tipo è aumentato e ha cominciato a parlare attraverso i propri profili non solo di moda e della sua vita glamour, ma anche di cose più importanti.
Dopo la lotta al Covid, la corsa ai vaccini, il diritto delle mamme a lavorare e a vestirsi come vogliono, tra le tematiche toccate dalla Ferragni ci sono state anche un bel po’ di lotte body positivity; se le intenzioni sono sicuramente le migliori, per le persone è difficile accettare questi messaggi da un donna in apparenza perfetta e che soprattutto predica bene e razzola male. Vediamo perché.
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Predicare bene e razzolare male
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Come tutti sappiamo Chiara Ferragni ha un proprio brand di moda che pian piano si evolve con l’evolversi della sua vita e che adesso, da quando è diventata mamma, vende anche abbigliamento da bambini. Però, nonostante spesso la Ferragni si batta sul web per l’inclusività in ogni ambito della vita, per l’accettazione del proprio corpo e per una bellezza naturale, il suo marchio non rispetta proprio questi principi.
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Con un giro veloce sul sito del brand Chiara Ferragni infatti si può facilmente notare un dettaglio che smentisce molte delle sue belle parole; per alcuni capi del suo marchio la taglia più grande venduta sembra essere la 44, in certi casi addirittura una 42 e per quanto riguarda body, felpe e maglioni, in qualche modello si può optare al massimo per una large.
La scelta del range di taglie è probabilmente concepita in base alla vestibilità del capo e alla sua maggiore o minore adattabilità ai vari tipi di fisicità, ma è una decisione che non dovrebbe prendere il brand, ma piuttosto il cliente. Così facendo il marchio della Ferragni di inclusivo ha ben poco e l’influencer forse prima di parlare dovrebbe agire in prima persona.