Anche i personaggi famosi hanno attraversato crescendo momenti complicati e Gianna Nannini ha raccontato la propria difficile adolescenza in una recente intervista.
Gianna Nannini oggi è una delle più grandi artiste italiane e sembra anche una donna forte e sicura di sè, a cui del giudizio altrui non importa proprio niente. D’altronde la cantante è sempre stata constraddistinsta dalla sua allure menefreghista e ribelle, ma queste son cose che si imparano crescendo.
Quando era una ragazzina infatti, Gianna Nannini era piena di insicurezze come tutte; in una recente intervista con Vanity Fair ha parlato della propria adolescenza, ricordandola come un periodo difficile e pieno di complessi.
La cantante ha raccontato ai giornalisti quali fossero le cose di sé che non riusciva proprio ad accettare e anche le difficoltà a mantenersi nei suoi primi anni di carriera, un percorso iniziato quando era una diciottenne in cerca di fortuna a Milano.
LEGGI ANCHE >> Ambra Angiolini, attacco vergognoso a Max Allegri: lei distrugge l’hater
Problemi di gioventù
Ver esta publicación en Instagram
Gianna Nannini nel periodo dell’adolescenza ha sofferto molto a causa del proprio aspetto fisico; un dolore comune a molti giovani che non riescono a riconoscersi nel proprio corpo che cambia e che continuano a confrontarsi con i coetanei. “L’adolescenza è un’età terribile. Come rimani male nell’adolescenza, dopo non rimani. Mi vedevo brutta. Il naso lungo, le tette che di diventare grandi non volevano proprio saperne, lo sviluppo che tardava ad arrivare e un canone estetico che non collimava con quello in voga. Non mi piacevo ed evitavo di guardarmi allo specchio”, ha spiegato la cantante.
LEGGI ANCHE >> “Un malinteso durato a lungo”: ex concorrente GF Vip, arriva l’incontro chiarificatore
Certo la consapevolezza di se stessa e del proprio talento per Gianna sono arrivate molto presto se consideriamo che ha esordito nel 1974, quando aveva solamente 20 anni. I primi anni però, non sono stati facili, nonostante avesse trovato la propria strada e avesse ben chiari gli obbiettivi.
“All’inizio mantenersi non fu affatto facile. Mio padre mi aveva promesso una macchina se avessi conseguito il diploma prima del previsto. Feci due anni in uno e a 18 anni, con la Lancia regalata da papà, scorrazzavo per Milano facendomi rubare l’autoradio per incassare i soldi dell’assicurazione. La lasciavo in bella vista sul sedile del passeggero, ogni tre mesi qualcuno regolarmente spaccava il vetro e io incassavo felice i soldi”, ha raccontato.