“Sono pieno di tic”: Lino Guanciale, bizzarrie impensabili

L’attore Lino Guanciale ha confessato anni fa in un’intervista una caratteristica molto particolare del suo carattere.

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Lino Guanciale – Fonte: Instagram

Abbiamo imparato a conoscere Lino Guanciale con le varie fiction Rai di cui è stato protagonista, da Che Dio ci aiuti, fino all’Allieva, passando per Il Comissario Ricciardi e La porta rossa, ma conosciamo veramente l’attore che ha interpretato tutti questi ruoli?

In questi anni Guanciale si è confessato in varie interviste spiegando di essere molto diverso da come sembra in apparenza; la sua vera natura non è così pacata e posata come appare, ma piuttosto ribelle ed anarchica, mascherata dall’educazione.

Oltre ad un carattere completamente differente, l’attore ha rivelato nel 2016 a Tv, Sorrisi e Canzoni anche una serie di gesti ossessivi che lo accompagnano sempre e che in alcune occasioni Lino ha sfruttato per caraterrizare i suoi personaggi.

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I tic nervosi

Durante la chiacchierata con il settimanale, Guanciale parlò apertamente del suo carattere spiegando di  apparire spesso così controllato per la necessità di gestire il suo modo di essere in realtà molto dirompente: “A dire il vero sono un anarchico. Risulto posato e razionale solo perché mi ritengo una persona educata. E ho una grande capacità di concentrazione e di controllo preventivo: ho un’energia talmente dirompente che devo disciplinarla”, raccontò.

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L’attore poi, forse proprio a causa della propria energia difficile da controllare, spiegò di avere diversi tic e gesti scaramantici che lo aiutano a controllare ansia e nervosismo; da grande interprete però è stato capace di prendere questa caratteristica e renderla tipica di alcuni ruoli in cui ha recitato, come in Non dirlo al mio capo: “Sono pieno di tic. Prima di ogni ciak schiocco le dita, come il mio personaggio, l’avvocato Vinci che lo fa di continuo quando è nervoso. Quando sono nervoso anche io devo compiere gli stessi gesti in numero pari. Stamattina arrivando qui ho chiuso lo sportello della macchina due volte. E prima di ogni ciak ripeto una frase per 13 volte. È il numero della maglia che indossavo quando giocavo a rugby. Mi porta fortuna”,  spiegò.

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