Terza dose vaccino Pfizer, la nuova ricerca conferma l’ipotesi: percentuale preoccupante

Per mesi si è discusso circa la possibilità di un terzo richiamo per il vaccino Pfizer, ma ora i dati sono diventati preoccupanti.

Analisi di laboratorio
Analisi di laboratorio per Covid19 (Getty)

Tra le preoccupazioni più significative della nostra vita in tempo di pandemia c’è anche la copertura dei vaccini che sono stati somministrati dagli enti sanitari. In particolare a lungo si è parlato della necessità di una terza dose per quanto riguarda il vaccino Pfizer, la cui efficacia si riduce notevolmente nel tempo. Ad oggi arrivano i primi dati e la percentuale è a dir poco allarmante.

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Pfizer: l’ipotesi di un terzo richiamo è sempre più reale

Vaccini somministrazioni record
Vaccini Covid 19 (Getty Images)

Stringono i tempi per la corsa ai vaccini, ma i dati non sono affatto incoraggianti. Da tempo, infatti, si discute sulla necessità di un terzo richiamo per il vaccino Pfizer, che secondo alcuni poteva avere una riduzione dell’efficacia nel tempo. La conferma è però arrivata proprio in queste ore, dopo un lungo studio iniziato nel Luglio dello scorso anno.

A darne conferma è l’ente sanitario israeliano – dove la maggior parte dei cittadini è stata vaccinata proprio con Pfizer. Nel paese il ministero della salute ha condotto degli studi, riportando dei dati davvero poco incoraggianti.

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Gli studi condotti riportano un’efficacia del vaccino pari al 94,3% nel mese di Maggio, mentre solo un mese più tardi la copertura si affermava attorno al 64%. In entrambe le percentuali c’è da considerare che si tratta della copertura per quanto riguarda la prevenzione asintomatica e non nei casi gravi – che invece ha avuto un calo del solo 5%.

Si tratta comunque di un dislivello davvero notevole e paesi come la Turchia hanno già iniziato a prevenire il problema somministrando una terza dose. Per quanto riguarda l’EMA invece, l’agenzia ha chiesto di attendere ancora altri dati prima di decidere il da farsi. L’ipotesi di un terzo richiamo è però sempre più reale ed è possibile che entro il 2022 anche altri stati prendano in considerazione l’idea.

 

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