La confessione di Stefano Accorsi che all’inizio della propria carriera ha dovuto superare un difetto che lo faceva molto soffrire.
La notorietà arriva per Stefano Accorsi nel 1996 quando recita nel film Jack Frusciante è uscito dal gruppo tratto dal romanzo di Enrico Brizzi. Il successo è veloce ed inaspettato ed appena due anni dopo Accorsi vince il David di Donatello per la sua interpretazione nel film di Ligabue Radiofreccia.
Il resto della sua carriera è cosa nota, ma quello che forse non molti sanno è che come tanti personaggi del mondo dello spettacolo, prima di riuscire a realizzare il suo sogno l’attore ha dovuto affrontare un problema che lo faceva molto soffrire; se non lo avesse superato gli avrebbe impedito di arrivare dov’è oggi.
Il punto debole del giovane Stefano Accorsi agli inizi della sua carriera era la propria voce; una caratteristica di cui si vergognava e che lo faceva stare male e che oggi invece è diventata uno dei suoi maggiori punti di forza.
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Il problema per Accorsi era il fatto che la sua voce era troppo debole e sottile e questo gli provocava molta vergogna, soprattutto quando si trovava sul palco, ma anche nella vita quotidiana. “La voce era il mio tasto dolente. Il mio difetto era avere una voce molto debole che mi creava imbarazzo. Ricordo la sensazione al bar: al bancone volevo chiedere un caffè, ma usciva solo un soffio. Le persone che avevo intorno si giravano mentre il barista nemmeno si accorgeva. Io mi vergognavo”, ha raccontato l’attore in un’intervista per Il Corriere della Sera.
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Per fortuna Stefano Accorsi è riuscito a risolvere il suo problema grazie anche all’aiuto di un logopedista. Ancora oggi, quando deve prepararsi, si scalda con degli esercizi e grazie a questi accorgimenti i suoi fan adesso impazziscono per la sua voce. “Effettivamente, ora, la voce è diventata un punto di forza. Prima era un’assoluta fragilità. Ho incontrato un logopedista eccezionale, Giampaolo Mignardi. Faccio ancora gli stessi esercizi per scaldare la voce e provo tanta soddisfazione, ad esempio, quando finisco il monologo dell’Orlando, a teatro. Lo faccio senza problemi”, ha spiegato.
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