La “vita professionale” di una diva del cinema non era così lunga un tempo. Secondo Monica Bellucci è un privilegio che dobbiamo alle donne che hanno combattutto prima di noi.
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Monica Bellucci è una delle bellezze italiane che tutto il mondo ci invidia, un’attrice di fama internazionale che non ha dimenticato le sue origini in una cittadina in provincia di Perugia; probabilmente proprio questo è stato uno dei punti di forza del suo percorso. Monica d’altronde ha iniziato la sua carriera giovanissima nel mondo della moda e solo più tardi ha esordito nel settore televisivo e cinematografico.
“Ero figlia unica, ma avevo molti cugini La mia infanzia è stata quella di una ragazza di provincia, semplice, rassicurante e tranquilla. Ad un certo punto però si comincia a sentirsi stretti e viene voglia di andare a vedere cosa sta succedendo altrove. Così a 16 anni ho cominciato a fare la modella. Mi ero iscritta all’università di Perugia, a Giurisprudenza. Poi ho iniziato a lavorare sempre più e quindi ho abbandonato l’ università”, ha spiegato l’attrice durante un’intervista per Io Donna.
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Una nuova generazione
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Ma Monica Bellucci nutriva fin da piccola il sogno di diventare un’attrice e così nel 1988 si trasferì stabilmente a Milano per realizzare la sua aspirazione. Il primo ruolo arrivò nel 1990 con la mini serie Vita coi figli e nel 1991 era già protagonista di un film, La riffa.
Oggi, con 30 anni di carriera alle spalle, la Bellucci ha tirato le somme ed ha confessato che non pensava di arrivare alla sua età ancora impegnata sul set: “Girare film era il mio sogno di bambina. Aver avuto già una certa esperienza di vita mi ha aiutato. Penso che sarebbe stato più complicato se avessi iniziato a 18 anni arrivando direttamente da Città di Castello. Ma quando ho debuttato, a 25 anni, non avrei mai potuto immaginare di essere ancora sul set a 50”.
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Monica è entusiasta di poter ancora fare il lavoro che l’appassiona e ha spiegato che, ad essere cambiata è essenzialmente la posizione femminile nella società: “Le donne della mia generazione hanno avuto accesso a una vita sociale e ad opportunità che sono mancate alle nostre madri e alle nostre nonne. Penso che dobbiamo davvero ringraziarle per aver combattuto per noi, prima di noi, permettendoci di votare, avere diritti, lavorare, liberare la nostra voce… e poi oggi viviamo molto di più”.