Voci dall’interno della maggioranza fanno pensare che la misura del Cashback possa essere ritirata dal Governo: italiani in attesa
Il Recovery Plan arriva oggi all’esame del Consiglio dei Ministri e all’interno della stessa maggioranza crescono i dubbi sulle misure contenute nel piano. Due sono i punti più caldi, quelli relativi al superbonus e al cashback di Stato. Per quello che riguarda il Superbonus del 110%, quello collegato alle ristrutturazioni, attualmente la misura scadrebbe il 30 giugno 2022, con proroga al 2023 riservata alle ex case popolari.
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Il M5S e altre forze politiche, però, premono per una proroga al 2023 per tutti, “condizione necessaria” per la valutazione del Piano da inviare a Bruxelles. In ballo, i 191,5 miliardi di fondi europei destinati al nostro paese. Sulla stessa linea di pensiero Confindustria che, tramite le parole del vicepresidente Orsini, fa sapere che “Non prorogare la misura sarebbe un gravissimo errore. Si danneggerebbe il settore delle costruzioni, uno fra quelli a più alta densità d’occupazione”.
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Altro punto causa di tensione è quello del Cashback di stato. La riforma che prevede la restituzione del 10% sugli acquisti fatti con carta di credito o bancomat potrebbe essere cancellata dal Governo. Nel Piano redatto dall’esecutivo di Mario Draghi, non c’è più traccia di questa misura di sostegno economico, nata anche per combattere l’evasione fiscale. Anche il Cashback è attualmente previsto sino al 30 giugno 2022, ma ora i dubbi riguardano una sua conferma. Il governo potrebbe scegliere di non proseguire su questa strada. Quello che è sicuro è che la misura subirà delle modifiche sostanziali, come l’eliminazione del supercashback di 1500 euro. Una bocciatura di uno dei punti più dibattutti degli ultimi mesi. Vedremo se nelle prossime settimane ci saranno ulteriori novità.
Nel Governo si litiga per chi dovrà gestire i fondi europei
Se gli italiani si chiedono cosa succederà con il cashback, nel governo si cerca di capire chi dovrà gestire i fondi del Recovery Plan. Le forze interne alla maggioranza non sono d’accordo sul fatto che la task force che gestirà i fondi sia composta da Draghi e da quasi esclusivamente ministri tecnici. Infatti, tutti i ministri coinvolti dal Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) sono quasi totalmente tecnici fidati del Presidente del Consiglio. Nei prossimi giorni verranno avviate discussioni per decidere come procedere.
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A tal proposito, anche Confindustria e altre associazioni di imprenditori hanno fatto sapere che chiederanno di essere coinvolte direttamente nella gestione dei fondi europei. Si preannuncia una battaglia molto serrata fra le diverse forze in gioco sulla governance del Piano.