“Vogliamo le stesse regole”: pioggia di critiche dopo la decisione sugli Europei

La decisione sul pubblico allo stadio per gli Europei ha sollevato un’ondata di polemiche fortissime: “Vogliamo le stesse regole”.

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Il ministro della Cultura Dario Franceschini (Getty Images)

I lavoratori del mondo dello spettacolo e della cultura sono tra le categorie più penalizzate dalla pandemia di coronavirus. Per questo motivo la notizia della riapertura degli stadi per gli Europei di Calcio di quest’estate ha scatenato un’ondata di polemiche furibonde. In molti infatti hanno fatto notare l’incoerenza di una scelta di questo genere da parte del governo.

Anche all’interno dell’esecutivo però ci sono attriti molto pesanti sull’argomento. Il ministro della Cultura Dario Franceschini infatti ha subito presentato una richiesta di estendere queste aperture anche al mondo dello spettacolo. L’Italia infatti, secondo il ministro, deve ripartire anche con i teatri e i cinema. L’estate potrebbe essere l’occasione perfetta, dal momento che dovrebbe coincidere con un calo dei contagi. Per questo motivo, secondo Franceschini, bisogna cogliere l’occasione al volo.

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Il mondo dello spettacolo protesta dopo la decisione sugli Europei

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Il presidente della SIAE Giulio Rapetti Mogol (Getty Images)

Il ministro della Cultura Dario Franceschini non è l’unica voce autorevole che ha preso parola dopo la decisione del governo sugli Europei. Molti grandi nomi dello spettacolo e della musica italiani infatti hanno chiesto un maggior rispetto per i lavoratori del settore. Giulio Rapetti Mogol, presidente della SIAE, ha immediatamente sostenuto le richieste del ministro Franceschini.

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Anche Enzo Mazza, presidente della FIMI, ha sottolineato la profonda disparità di trattamento tra sport e spettacoli. Il mondo dell’intrattenimento dal vivo infatti attende da mesi le regole del CTS per quest’estate, con numeri tra l’altro decisamente più ridotti. Per questo Mazza ha definito l’attuale situazione “una farsa“. I lavoratori dello spettacolo nel frattempo non sono rimasti con le mani in mano, ma hanno messo in piedi una serie di proteste. La più eclatante è l’occupazione del Globe Theatre di Roma, diretto dal compianto Gigi Proietti, da parte di alcuni attori e lavoratori.

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