Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di Microbiologia dell’Università di Padova, ha parlato a Sky TG24 del caso AstraZeneca .
Sono due gli argomenti che, in queste settimane, tengono alta la tensione in Italia in chiave Coronavirus. Il primo riguarda il vaccino AstraZeneca i cui effetti collaterali hanno spinto molti italiani a rifiutare la stessa vaccinazione. Il secondo punto riguarda, invece, la stessa campagna vaccini che in Italia sta facendo i conti con una serie di ritardi e rallentamenti. Su tale situazione si è soffermato Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di Microbiologia dell’Università di Padova. L’esperto ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di Sky TG24 per fare il punto della situazione.
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“Il vaccino AstraZeneca è tra i più sicuri al mondo. I casi di trombofilia registrati dopo le vaccinazioni con questo vaccino sono infinitesimali. Su 35 milioni di persone abbiamo una sessantina di casi di reazioni avverse, di cui forse dieci con decessi. Non esiste un vaccino sicuro per tutti al 100%. Alle donne giovani lo consiglierei senza dubbio”, ha spiegato Crisanti sul noto vaccino.
AstraZeneca e vaccinazioni, l’analisi di Crisanti
L’esperto ha provato anche a spiegare la decisione di diversi Stati Europei di fermare la somministrazione del suddetto vaccino. Secondo il microbiologo, nella maggior parte dei casi, la decisione è dovuta solamente a delle motivazioni politiche. “Ad esempio Germania, Paesi Bassi e Usa hanno una percentuale di persone contrarie ai vaccini estremamente elevata e molto probabilmente non vogliono correre nessun rischio su questo. È una decisione politica, non ancora suffragata da dati scientifici”, il chiarimento.
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Dopo aver difeso l’utilizzo del vaccino AstraZeneca, Crisanti si è voluto soffermare sui numeri relativi al virus in Italia in queste settimane. Continuano, infatti, ad essere numerosi sia i casi positivi ed i decessi. Una situazione che ha spinto il Governo a proseguire, almeno fino a fine mese, con le restrizioni. Secondo il microbiolo la verità dietro questi numeri è da ricercare nella stessa campagna di vaccinazione. “I 400 morti al giorno che stiamo vedendo sono il risultato di vaccinazioni non fatte un mese fa” – ha spiegato. – “Se avessimo vaccinato le persone giuste probabilmente adesso avremmo meno decessi. Se il 20 aprile sarà possibile riaprire lo diranno i livelli di occupazione delle terapie intensive”.