“Trasmetteremo tutto alla Procura!”: caso Denise Pipitone, è guerra con la Russia

Il caso della sparizione della piccola Denise Pipitone sta provocando alcuni malumori tra Italia e Russia: la decisione di Piera Maggio.

Sono trascorsi quasi 17 anni dalla sparizione della piccola Denis Pipitone. All’epoca la bambina aveva solo quattro anni e si sospetta essere stata rapita all’esterno della propria casa. Nonostante siano passati così tanti anni, la mamma della piccola, Piera Maggio, non si è mai arresa. Per anni si sono alternate ricerche, svolte clamorose ed appelli televisivi per ritrovarla. In questi giorni è arrivato un nuovo colpo di scena. Una ragazza sui 20 anni, infatti, si è presentata in una televisione russa ed ha affermato di poter essere quella bambina.

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Si tratta di Olesya Rostova che, nel corso del programma russo Lasciali Parlare, ha rivelato alcuni dettagli della sua infanzia. Retroscena che sembrano confermare la possibilità di avere davanti la piccola Denise. Per questo motivo la famiglia della ragazza, Piera Maggio ed il suo avvocato sono scesi in campo. In particolare la donna si è sottoposta ad un test del gruppo sanguigno. Dalla Russia, però, è arrivata una dura comunicazione: la risposta del test sarà data solo in diretta televisiva.

Caso Pipitone, le parole dell’avvocato di famiglia

La decisione della Russia è parso un vero e proprio “ricatto mediatico” per la famiglia della bambina. Una situazione insostenibile che ha costretto anche la mamma Piera Maggio ad uscire allo scoperto. La donna ha voluto mandare un chiaro messaggio al noto programma russo attraverso le parole di Giacomo Frazzitta, avvocato della famiglia. Quest’ultimo si è anche recato in Russia per seguire la vicenda da vicino. “Voglio prima avere sulla mia scrivania tutta la documentazione scientifica che ho chiesto. Non sottostiamo a nessun ricatto. Al momento non c’è nulla e siamo infastiditi da questi ritardi”.

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Il test del gruppo sanguigno è, infatti, un tassello chiave in questa storia. In caso di coincidenza, infatti, si proseguirebbe in questa ricerca con un test del DNA. Un esame che aumenterebbe la speranza e la possibilità di vedere risolto un caso aperto da troppo tempo. “Non parteciperemo a nessun programma se loro ancora tergiversano a farci avere Dna e gruppo sanguigno, dopo di che trasmetteremo tutto alla Procura. Dobbiamo uscire da questo circo mediatico”, ha concluso l’avvocato. Una posizione netta ma intanto mancano sempre meno ore alla diretta televisiva.