Il racconto choc della giornalista Selvaggia Lucarelli sulla dipendenza amorosa in un podcast realizzato per Chora Media.
Selvaggia Lucarelli ha deciso di raccontare la sua storia di dipendenza amorosa, per registrare la prima puntata del podcast intitolato “Proprio a me”, realizzato da Chora Media, che sarà disponibile mercoledì prossimo su tutte le app free.
Il racconto di Selvaggia si intitola “La mia storia” ed ha un inizio scioccante: “Mi sono bucata per quattro anni. Non mi infilavo una siringa nel braccio perché la mia droga non era una sostanza, era una relazione”.
Parole che non ti aspetti, da una donna determinata e combattiva come Selvaggia Lucarelli. Eppure anche lei è caduta nella trappola dell’amore che consuma, come fosse una droga dalla quale si è dipendenti. “Io volevo che chi ha attraversato quello che ho vissuto io si riconoscesse: non è infelicità, è malattia”, ha spiegato nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera.
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Selvaggia Lucarelli e la dipendenza amorosa: “Bisogna farsi aiutare da chi cura le dipendenze affettive”
Selvaggia si è aperta per la prima volta davanti a un caffè, preso in compagnia di Daria Bignardi. “Lei era stupita che potesse essere capitato a una come me”, racconta la giornalista nell’intervista al Corriere. “Ne riparlammo in tivù a L’assedio e per me è stata una liberazione. Lì ho provato il desiderio di condividere questa esperienza”.
La Lucarelli ha vissuto questa passione viscerale e distruttiva quando suo figlio Leon era piccolissimo. “Il mio rimpianto più grande è di avere perso con mio figlio almeno tre anni, perché forse l’ultimo è stato un po’ più di guarigione. Mi sono persa tre anni di maternità felice“, ha ammesso la giornalista. Che ha aggiunto: “Non che non abbia dato priorità a mio figlio: non ho mai pensato di lasciarlo al padre e di non prendermene cura. Ma non ho dato priorità alla sua felicità. Quando sei vittima di una dipendenza la priorità è avere la dose”.
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In circostanze del genere, neanche le amiche possono fare niente perché “diventi inaffidabile, non fai nulla per salvarti e loro si stancano di soccorrerti perché capiscono che se non ti salvi da sola non ti salverà nessuno”.
Selvaggia è riuscita a superare la sua dipendenza facendo “molta psicoanalisi fai-da-te”. E sebbene “il prezzo è stato altissimo”, è riuscita conoscere i suoi “limiti nella sfera sentimentale” e a risolverli. Però consiglia alle altre donne “di farsi aiutare“, ma non “dall’amica che ti sgrida”, bensì da “psicologhe che curano le dipendenze affettive”.