Ecco quali sono le mascherine Ffp2 certificate in Turchia e risultate non a norma, sulla quali sta indagando l’Unione Europea.
Alcuni modelli di mascherine Ffp2, arrivate anche sul mercato italiano dopo essere state certificate da un’azienda turca, non hanno superato test indipendenti risultando “non a norma”.
I dispositivi in questione riportavano il codice CE2163, che identifica la Universalcert, ente certificatore turco, tra i leader mondiali del settore. A questo ente si sono rivolte una settantina di aziende europee, comprese alcune italiane. Nessuno dei modelli non a norma sono stati prodotti in Italia o in Europa.
Sulla vicenda sta indagando l’ufficio antifrode dell’UE. Le mascherine con marchio Universalcert sono state testate in un laboratorio indipendente delle Cina. Test richiesti da una società di import-export, che ha rilevato difetti in quasi tutti i modelli controllati, modelli tutti di produzione cinese.
I difetti sono stati confermati da un laboratorio accreditato nel Guangdong. Altre analisi sono state affidate a un laboratorio accreditato in Spagna. Va detto comunque che non tutti i dispositivi marchiati CE2163 sono fuori norma. Anzi, in commercio con questo stesso codice si possono trovare mascherine di altissima qualità.
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Mascherine Ffp2 certificate in Turchia non a norma: le tre ipotesi
Le mascherine risultate non idonee secondi i test indipendenti sono le seguenti: Aixine aix m031; Whenzhou Opticar FFP2; Crdlight Ffp2; Meizhuangchen Ffp2; Ydao Ffp2; Max 02; JY Ffp2.
Le autorità europee hanno acquisito i report dei laboratori, anche video, per fare chiarezza sulla contraffazione che viaggia sull’asse Italia-Cina. Intanto il direttore generale di Universalcert, Osman Camci, si è difeso dicendo che “sono le aziende a dover garantire la conformità del prodotto. Non è possibile per nessun Ente Certificatore verificare ogni singola mascherina sul mercato”.
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A questo punto sono tre le ipotesi possibili: il codice è stato manomesso in maniera illegale da alcuni produttori che non sono mai passati dall’ente certificatore; il produttore ha fatto certificare campioni differenti da quelli prodotti; la certificazione è stata fatta con leggerezza.
Ipotesi, quest’ultima, che ha spinto l’associazione dei produttori di equipaggiamento tecnico tedeschi e Assosistema di Confindustria a chiedere alla commissione la verifica di tutte le certificazioni rilasciate da Universalcert.