Enrico Ruggeri e quel pensiero assillante: l’amara confessione sul rapporto con la droga

Con la solita franchezza che lo contraddistingue Enrico Ruggeri, in un’intervista televisiva, ha confessato il suo rapporto con la droga.  

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Enrico Ruggeri a SANREMO 2018 – GettyImages

Intervista a cuore aperto e a tutto campo, quella che Enrico Ruggeri ha rilasciato a Francesca Parisella, nella prima puntata di “Anni 20”, programma in onda su Rai 2. Il musicista non si è risparmiato nemmeno quando ha parlato del suo rapporto con la droga, raccontando il periodo in cui ha fatto uso di cocaina e come è riuscito ad uscirne.

Oltre a questo, Ruggeri ha spiegato d’aver vissuto male il periodo della pandemia, sia come musicista che come genitore di tre figli. Nel primo caso perché appartiene “a una categoria che è stata dimenticata e umiliata più volte”. 

E nel secondo perché un figlio “se n’è andato in campagna” e gli gli altri due, di 15 e 10 anni, appartengono a quella fascia d’età che “sta soffrendo e che pagherà a lungo quello che è successo da un anno a questa parte” visto che “quello che noi siamo dipende dalla nostra adolescenza”.

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Enrico Ruggeri e il suo rapporto con la droga: “Non sopportavo l’idea di avere compagni di merenda”

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Il musicista Enrico Ruggeri – GettyImages

Con la droga e la tossicodipendenza, Ruggeri è entrato in contatto per via indiretta e per esserci caduto personalmente. Non ha mai provato l’eroina, pur dichiarando di conoscere persone che ne hanno fatto uso: gente che hanno smesso da 20 anni, ma che al mattino, appena sveglia, ce l’ha ancora in mente come primo pensiero della giornata.

“L’eroina è il rientro nella placenta, la fuga da tutto. Non l’ho mai provata ma sono stato contiguo a molta gente che l’ha provata”, ha spiegato Ruggeri nel corso dell’intervista.

Invece, come ha raccontato lui stesso, è cascato nella trappola della cocaina, dalla quale però ha saputo mettersi in salvo. “Io ho provato la cocaina, da stupido, perché non sapevo come spendere i miei soldi, in un’epoca in cui il mercato era particolarmente florido”, ha racconta senza mezzi termini.

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La forza per tirarsene fuori l’ha trova “semplicemente perché la cocaina, soprattutto nella Milano degli anni’80, non crea amici ma compagni di merende, per cui memore di quello che mi diceva sempre mio padre: ‘cerca di frequentare persone alla tua altezza’, smisi”.

In quel periodo un pensiero lo assillava in maniera ossessiva. Non sopportava l’idea che qualcuno che era stato suo “compagno di merende, in una discoteca alle 3 di notte”, guardandolo in tv, potesse dire: “Ruggeri è mio amico, ho pippato con lui”.  Questo il pensiero assillante a cui deve, in parte la sua salvezza. Perché  “la vita è una  – ha concluso Ruggeri – e va spesa bene con persone che meritano”.  

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