L’Europa è preoccupata da un probabile ritardo nella distribuzione dei vaccini della Johnson&Johnson: la situazione
Nei prossimi giorni l’EMA dovrebbe approvare un nuovo vaccino, che si andrà ad aggiungere a quelli già in circolazione. Dopo Pfizer, Moderna e AstraZeneca, infatti, anche l’azienda Johnson&Johnson sarà autorizzata a distribuire il suo vaccino in Europa.
La campagna vaccinale è al momento la massima priorità di tutte le istituzioni statali e dell’UE, e una sua accelerazione è quanto di più auspicabile in questo momento. Fra problemi di reperibilità e dubbi su quale sia il vaccino più efficace, tutto sembra comunque procedere abbastanza bene. In virtù di questo, la Commissione Europea starebbe studiando una soluzione, il “passaporto vaccinale” che permetterebbe ai cittadini europei di muoversi oltre i confini statali. Al momento questa ipotesi è ancora in fase di studio ma c’è cauto ottimismo da parte delle istituzioni.
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Per quanto riguarda i vaccini della Johnson&Johnson, però, già ci sono seri dubbi sulla sua effettiva disponibilità e sul probabile ritardo. L’azienda si è infatti impegnata a fornire 200 milioni di dosi entro il 2021, però la scorsa settimana ha dichiarato di avere diversi problemi nella reperibilità dei componenti. Secondo indiscrezioni fornite da un funzionario europeo, questo potrebbe riflettersi nella mancata consegna delle 55 milioni di dosi prevista per la fine di giugno. Non certo il modo migliore per iniziare.
La Commissione Europea ha detto, tramite il suo portavoce, di essere in continuo contatto con l’azienda e che farà di tutto per far rispettare la consegna, che dovrebbe iniziare ad Aprile. La speranza delle istituzioni europee è che i problemi di approvvigionamento non incidano sulla consegna, anche se al momento i dubbi rimangono.
Sul fronte italiano, invece, sta facendo discutere la cosiddetta “Trattenuta Brunetta”. Con questo nome si identifica una trattenuta sullo stipendio che viene effettuato in caso di malattia. Molti docenti stanno attaccando questa norma dal momento in cui è prevista anche nel caso di malattia presa a seguito degli effetti collaterali del vaccino.
Nel momento in cui una persona viene vaccinata, infatti, è normale che per uno o due giorni presenti i sintomi dell’influenza. La polemica nasce nel momento in cui, per fare il proprio dovere civico, ai dipendenti in malattia venga decurtato lo stipendio.
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La presidente della Commissione Cultura della Camera, Vittoria Casa, ha chiesto chiarimenti in merito alla questione al ministro dell’Istruzione. Al momento non ci sono risposte definitive e la responsabilità è dei singoli presidi e dirigenti scolastici.
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