Condanna per pratiche scorrette: arriva il terremoto legale per Sky Italia

Tegola non da poco per Sky Italia, multata pesantemente dall’Antitrust per comportamenti non ritenuti trasparenti nei confronti degli abbonati

Foto: PIxabay

In attesa di capire se riuscirà a conservare i diritti della Serie A per il triennio 2021-2024 (al momento sembra esserci DAZN in posizione di vantaggio), arriva una brutta tegola in casa Sky, sanzionata per pratiche scorrette da parte dell’Antitrust, che ha rinvenuto un comportamento non regolare nei confronti degli abbonati. La decisione è arrivata in seguito al comportamento che lapay Tv ha tenuto nei confronti degli utenti che avevano sottoscritto i pacchetti “Sky Calcio” e “Sky Sport”.

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Secondo i controlli eseguiti da parte dell’Autorità Garante gli abbonati avrebbero avuto diritto a un rimborso, o almeno a una rimodulazione del canone mensile in riferimento al periodo in cui i campionati erano stati sospesi a causa del lockdown. La maggior parte delle persone, infatti, arriva solitamente ad aderire a quei piani tariffari per poter seguire le partite della propria squadra del cuore (e non solo), ma in quei mesi tutto era fermo e non c’erano quindi eventi in diretta nel palinsesto. L’unico canale che continuava a dare aggiornamenti era Sky Sport 24, ma anche nel loro caso non potevano esserci novità particolarmente rilevanti.

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Sky multata dall’Antitrust: la motivazione

La sanzione inflitta dall’Antitrust a Sky è stata decisamente pesante, pari a due milioni di euro. Secondo quanto emerso il primo comportamento scorretto da parte dell’emittente si riferisce al fatto che non ci sia stato alcun rimborso in automatico nei confronti degli abbonati, cosa che avrebbe invece dovuto esserci in assenza degli eventi sportivi. Questo modo di agire ha reso “gli utenti vincolati all’abbonamento in attesa della ripresa delle gare“.

Successivamente, è stato comunque applicato un piccolo sconto, ma era necessario seguire una procedura ad hoc per poterne avere diritto. Proprio questa agevolazione, secondo l’Autorità, non è stata applicata in modo corretto. La società “ha omesso oppure fornito in modo non adeguato e non tempestivo informazioni in merito alla sussistenza dello stesso”. Sono inoltre mancati aggiornamenti importanti che hanno finito per svantaggiare proprio il cliente.

 

 

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