Incassata la fiducia in Parlamento, Mario Draghi si prepara a varare il primo DPCM da presidente del Consiglio, ma le Regioni bocciano la possibilità che l’Italia diventi un’unica ‘zona arancione’.
L’intenzione di Mario Draghi è quella di lasciare invariata l’applicazione delle tre fasce di rischio rendendola “più formale che sostanziale”. Tenuto conto della pressione esercita dal virus e dalla sue varianti sulle terapie intensive, il Governo punta ad agire su province e comuni, con zone rosse per i focolai e i Comuni limitrofi.
Le Regioni rifiutano l’idea di una zona arancione nazionale e chiedono la semplificazione e la correzione del modello a tre colori, nonché la revisione dei criteri e dei 21 parametri di classificazione
Nella giornata di ieri il presidente del Consiglio ha lavorato “molto intensamente” con i ministri interessati, sia sul piano vaccini e sia sul contrasto al Covid, considerata “priorità assoluta”. Domani mattina Draghi convocherà il Consiglio dei ministri per lavorare al decreto legge che prevede il divieto degli spostamenti tra regioni, anche gialle, fino al 25 febbraio e che sarà sicuramente prorogato.
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Tra le varianti in circolo nella penisola, quella a fare più paura è sicuramente la variante inglese. In molte regioni sta superando la soglia psicologica del Rt 1 e il ministro Roberto Speranza ritiene “sarebbe saggio” mantenere la chiusura dei confini regionali oltre il 5 marzo.
Mario Draghi e i ministri stanno lavorando anche al prossimo Dpcm per il contenimento del Covid, poiché quello vigente scade proprio il 5 marzo. La terza ondata preoccupa non poco e il presidente del Consiglio è chiamato a decidere la strategia necessaria per evitarla o quantomeno per ridurne gli effetti.
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Nei colloqui con i ministri, pare ci sia da parte di Draghi la volontà di seguire la linea del “rigore assoluto”, cercando allo stesso tempo di non penalizzare le attività economiche. Per questo motivo il governo potrebbe conservare il sistema dei tre colori per fasce di rischio, evitando un secondo lockdown.
Dai presidenti delle regioni arriva la bocciatura della zona arancione nazionale e le richieste di maggiore trasparenza e funzionalità in merito ai parametri di classificazione delle zone a raschio, di un confronto costante sulle scelte e di chiusure comunicate “con congruo anticipo”. Argomenti che saranno discussi domani pomeriggio nel corso della videoconferenza Stato-Regioni. Il ministro della Salute Speranza e il ministro agli Affari Regionali Mariastella Gelmini dovranno fare il punto della situazione con i governatori, che ieri a loro volta si sono riuniti per quattro ore.
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