Ospite di Giorgio Panariello su Rai 3, il conduttore Paolo Bonolis ha lasciato il pubblico senza parole con delle frasi sulla comunità gay.
Paolo Bonolis è uno dei conduttori più amati della televisione italiana. Nel corso della sua lunga carriera il conduttore ha guidato alcuni dei programmi di punta sia per la Rai che per Mediaset. Uno dei punti più alti della sua presenza sul piccolo schermo è sicuramente la conduzione del Festival di Sanremo nel 2005 e nel 2009. La sua grande esperienza e presenza scenica lo hanno portato a diventare uno dei conduttori più pagati, con un contratto annuo multimilionario.
Ieri sera Bonolis ha preso parte alla prima puntata di Lui è peggio di me, il nuovo programma di Giorgio Panariello e Marco Giallini. Durante la chiacchierata con i due colleghi, il conduttore milanese ha fatto alcune affermazioni che hanno lasciato il pubblico in studio senza parole. L’argomento al centro delle sue riflessioni è la comunità gay, che più volte ha supportato anche nel suo lavoro.
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Paolo Bonolis e la comunità gay: “Ma che c***o di domanda è?”
Paolo Bonolis, ospite della prima puntata di Lui è peggio di me, ha fatto alcune riflessioni sulla comunità gay che hanno lasciato il pubblico senza parole. Il conduttore infatti ha criticato chi gli chiede un suo giudizio sull’omosessualità con una frase che non lascia spazio a dubbi: “Ma che c***o di domanda è?”. Il conduttore infatti ha sempre appoggiato apertamente la comunità LGBTI+, anche in televisione quando si è presentata l’occasione. Bonolis ha poi sostenuto che chiedere un’opinione sull’omosessualità è come chiederla su un colore o un fenomeno naturale.
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Pochi minuti dopo, complice una foto del cantante Ricky Martin con il marito e i figli, ha anche raccontato di essere favorevole all’omogenitorialità. Il conduttore milanese infatti ha sostenuto che l’adozione è uno degli atti d’amore più grandi, e che alla base dell’essere genitori ci deve essere solo l’amore. Una bella parentesi arcobaleno in un momento cruciale per la comunità LGBTI+, che con il cambio di governo potrebbe perdere la possibilità di approvare il DDL Zan al Senato.