Attacchi hacker con numeri da capogiro per Facebook, oltre 35milioni sono account italiani: un ricercatore israeliano spiega cosa è successo.
Un colpo colossale per Facebook: il social network è stato vittima di un attacco hacker con numeri da capogiro. Si parla di 533 milioni di profili rubati, in vendita in giro per il web. Tra i numeri si evidenziano 35milioni di account italiani. I criminali hanno creato un database con tutti dati sottratti da 108 paesi per poi rivenderli nei modi più svariati.
Ad individuare la ‘falla’ su Facebook è proprio un ricercatore israeliano: tra i profili rubati ci sono quelli di personaggi molto noti come avvocati, manager, giornalisti. Virginia Raggi, sindaco della Capitale, uno tra i nomi vittime del furto.
Potrebbe interessarti anche >>Vaticano, dura presa di posizione sul vaccino: lavoratori a rischio
Attacchi Hacker: i profili rubati in vendita su Telegram
Il ricercatore israeliano ha anche spiegato che i milioni di profili rubati erano stati messi in vendita attraverso un bot su Telegram. Hanno preso i dati principali come nome-cognome, numero di telefono, e altri dati sensibili: una volta rubato il cospicuo bottino hanno iniziato a vendere il tutto con un bot a pagamento.
Una volta che il programma di messaggistica è riuscito a bannare il bot, il problema all’apice ha continuato a persistere. Il ricercatore ha spiegato che una volta ottenuta una somma così grande di dati è possibile rivenderla ovunque, soprattutto sull’incontrollabile deep web. Capita spesso, inoltre, di ritrovarsi ricattati per estorsione di denaro: se ho i tuoi dati posso ottenere soldi attraverso ricatti continui alla vittima. Probabilmente la via più facile è quella di accedere ad app banking e sottrarre denaro man a mano.
Potrebbe interessarti anche >>Sanremo 2021, positivo il primo concorrente big: Amadeus preoccupato, ora cosa succede?
Non sappiamo come reagirà Facebook dopo la scoperta dell’attacco hacker, il ricercatore israeliano ha parlato di ‘una banale vulnerabilità del social network’ che però potrebbe diventare un capo d’imputazione per il colosso. I social network hanno sempre sostenuto di ‘mantenere in sicurezza’ i nostri dati, ma siamo così sicuri di poterci fidare?