Le fiamme gialle hanno arrestato Luigi Sartor, ex calciatore anche di Parma, Roma e Inter. Ora il 46enne è agli arresti domiciliari
Luigi Sartor, 46 anni, è stato arrestato dalla Guardia di Finanza dopo essere stato colto in flagrante a coltivare marijuana in una serra.
Sartor, che in Serie A ha vestito anche le maglie di Parma, Inter e Roma, viveva da circa undici anni in una cittadina del parmense. È proprio sulle montagne dove si era stabilito che le forze dell’ordine lo hanno trovato intento a prendersi cura di una serra piena di piante di marijuana. Arrestato e tradotto in carcere, l’ex calciatore si trova ora agli arresti domiciliari. Insieme a lui arrestato un altro uomo, coetaneo di Sartor.
L’arresto è avvenuto dopo un lungo lavoro da parte delle forze dell’ordine, che tenevano d’occhio la zona e il casolare dove Sartor aveva le sue piante già da tempo.
Ad insospettire i finanzieri il fatto che, nonostante l’edificio sembrasse abbandonato, fosse stato chiesto da poco il raddoppio della portata elettrica del contatore. Messe in allerta da questa stranezza, le forze dell’ordine hanno iniziato a controllare attentamente la zona, notando che di notte erano accese delle luci interne al casolare.
Dopo un controllo stradale fatto proprio a Sartor, i finanzieri hanno notato che l’interno della macchina dell’ex calciatore aveva un forte odore di marijuana.
Non è servito altro per far scattare la perquisizione e trovare la serra e le 106 piante di marijuana all’interno.
Non il primo guaio con la legge per Sartor
3 times UEFA cup winner Luigi Sartor, who holds the record for winning Uefa cup in two consecutive years with two different teams, has today been arrested while found cultivating 106 marijuana plants in his own greenhouse pic.twitter.com/l10O88sX2n
— Tancredi Palmeri (@tancredipalmeri) February 16, 2021
Già in passato Luigi Sartor ha avuto guai con la legge, anche se di tutt’altro tipo. Nel 2009 finì nel mirino della procura di Cremona per l’inchiesta sul Calcioscommesse. L’accusa che si trovò a fronteggiare fu quella di “partecipazione ad associazione a delinquere” per la quale passò del tempo in carcere. Nel 2019, alla fine dell’inchiesta, il suo reato finì in prescrizione e il Tribunale di Bologna dichiarò estinto il suo capo d’imputazione.