Il Ministro Speranza proroga la chiusura degli impianti sciistici dietro consiglio del CTS. Fortissime le proteste dei gestori.
Nella giornata di ieri c’è stato un nuovo dietrofront del Governo per quello che riguarda la riapertura degli impianti sciistici, inizialmente attesa in molte regioni per la giornata di oggi. Con la nuova ordinanza la chiusura resterà in vigore sino al 5 marzo.
Sulla decisione ha pesato molto il parere del CTS, preoccupato per la diffusione delle varianti del Coronavirus in tutta Italia. Già nella riunione svoltasi venerdì, infatti, il Comitato Tecnico Scientifico aveva fatto sapere di essere molto preoccupato per il mutamento della situazione epidemiologica. I membri del comitato si sono detti contrari alla riapertura degli impianti sottolineando comunque come la decisione finale spettasse al governo.
LEGGI ANCHE>>>>>>>> Riapertura palestre, il nuovo protocollo del CTS: a marzo cambia tutto
La riapertura degli impianti sarà, ovviamente, subordinata ad alcune regole da seguire. Gli impianti potranno infatti ospitare un numero di persone pari a circa il 30% della capienza usuale, limitando la vendita giornaliera degli skipass. Questo limite sale al 50% di capienza massima per le stazioni con solo due impianti di risalita.
Inoltre ogni contatto dovrà essere, ovviamente, evitato, compresi quelli per il controllo degli skipass e per l’utilizzo degli impianti di risalita. Se questo non sarà possibile dovranno essere presi degli accorgimenti speciali.
Le proteste dei gestori dopo l’ennesimo stop
Lo sconforto di chi aspettava l’inizio della stagione sciistica è enorme, specie per i gestori che avevano finito i preparativi.
Questa decisione infatti è arrivata all’ultimo momento disponibile, a meno di 24 ore dalle riaperture. Ora il nuovo rinvio ha di nuovo bloccato la situazione. I gestori degli impianti si erano predisposti a seguire le regole per la riapertura, avevano assunto personale e fatto tutti i lavori necessari per far sì che fosse tutto in regola.
Impianti sciistici chiusi fino al 5 marzo
Apriamoli a giugno quando non c’è la neve e chiudiamo gli stabilimenti balneari fino a 5 ottobre dal mese di maggio#GovernoDraghi
— Daniele (@Daniele91Nap) February 15, 2021
La rabbia dei gestori degli impianti e dei lavoratori è fortissima e si aggiunge a quella che viene percepita come una presa in giro. Marzo è il mese in cui la stagione sciistica si appresta a finire e dopo questo ennesimo rinvio saranno moltissimi gli impianti di risalita che non apriranno i battenti, neanche dopo il 5 marzo.
Una situazione fra le più spinose affrontate dal nuovo Governo che ora deve fronteggiare la rabbia e la frustrazione di che non sa quando e se potrà ricominciare a lavorare.