Alcune affermazioni del nuovo ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta sullo smart working hanno scatenato numerose polemiche, ma risalgono a giugno.
Il nuovo governo, guidato dall’ex governatore di Bankitalia Mario Draghi, ha giurato ieri davanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. L’esecutivo adesso si troverà ad affrontare alcune questioni spinose lasciate aperte, tra cui la gestione della campagna vaccinale e il blocco dei licenziamenti. Tra le questioni più urgenti da gestire ci sono sicuramente la gestione delle scuole e il lavoro da remoto – il famoso smart working – per i dipendenti pubblici.
Proprio questo tema negli scorsi mesi ha suscitato numerose polemiche, sia da parte dei lavoratori fermi per colpa della pandemia che da quelli definiti essenziali. La nomina di Renato Brunetta a ministro della Pubblica Amministrazione ha riacceso le polemiche, anche alla luce di alcune affermazioni fatte in passato.
LEGGI ANCHE >>> “Una pillola per diventare etero”: l’ammissione choc di Rocco Casalino
Quando Brunetta disse che lo smart working era “inaccettabile”
Le ultime affermazioni del ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta sullo smart working risalgono allo scorso giugno. Allora l’uomo era un deputato eletto tra le file di Forza Italia: durante un’intervista aveva definito “inaccettabile” il telelavoro per i dipendenti pubblici. Se gli ospedali funzionavano, infatti, la stessa cosa doveva succedere per tribunali, uffici comunali e via dicendo.
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE >>> Nuovo lockdown in Italia: scenario possibile, date e nuove regole
Dopo la sua nomina a ministro molti siti e quotidiani hanno rilanciato la notizia, riportando per errore le affermazioni come dette dopo la sua nomina. Tra i siti che avevano riportato la notizia sbagliata c’è anche il Sole 24 Ore. È bastata circa un’ora per accorgersi dell’errore e pubblicare una rettifica della notizia. Il famoso quotidiano di economia ha cancellato la notizia e ha pubblicato al suo posto un post di correzione e di scuse per il neoministro. Un errore fatto in buona fede, ma che per pochi minuti ha fatto impazzire il web.