Senza ter, Giuseppe Conte punta a un ministero di grande prestigio per restare in politica e lavorare alla costruzione del suo partito personale.
Se le cose per il Conte-ter dovessero andare male, l’ex presidente del Consiglio potrebbe virare sul ministero degli Esteri, per restare in politica e lavorare alacremente alla costruzione del suo partito personale, sfruttando i consensi che attualmente gli vengono assegnati dai sondaggi.
L’esito del mandato esplorativo affidato da Mattarella al presidente della Camera Roberto Fico si saprà martedì prossimo. Ma i segnali non fanno ben sperare sulla riconferma di Giuseppe Conte a capo del nuovo Governo.
L’accordo tra Pd, M5S, Leu e Italia Viva sembra l’unica strada percorribile per rimettere in piedi un governo politico che abbia la maggioranza per guidare l’Italia in maniera stabile. L’operazione dei “responsabili” non ha dato i frutti sperati. E il veto malcelato di Matteo Renzi nei confronti del Conte-ter lascia presupporre che il neo presidente del consiglio sarà qualcun altro e non l’avvocato del popolo.
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Secondo le indiscrezioni raccolte dal Corriere della Sera a Palazzo Chigi, nel caso in cui dovesse rinunciare alla presidenza del Consiglio, Giuseppe Conte non disdegnerebbe la Farnesina.
La nascita del nuovo governo rimescolerebbe le poltrone e il posto più importante al ministero degli Esteri gli garantirebbe grande visibilità. Un visibilità da spendere nella costruzione del suo progetto politico “europeista e moderato”. Nel coso in cui dovesse riuscire a spuntarla per il ministero, Conte avrebbe la possibilità di dedicarsi alla costruzione del suo partito personale.
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Secondo il Corsera, l’ex premier sta vivendo queste ore di consultazioni con animo “molto sereno”. I sondaggi che gli vengono proposti costantemente da Rocco Casalino confermano il gradimento popolare nei confronti dell’avvocato pugliese. Secondo l’Ipsos, dopo le dimissioni, sarebbe al 58% dei consensi e in cima alla lista dei dieci politici più importanti d’Italia, mentre Renzi è al decimo posto con il 10%.
Se si andasse alla urne oggi, il partito di Conte sarebbe “il primo del centrosinistra” con “oltre il 15%”. Un buon viatico per continuare a fare politica ai piani alti.
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