41 anni fa la mafia uccideva Piersanti Mattarella: a che punto è la giustizia?

Il 6 gennaio del 1980 Cosa Nostra uccideva il presidente della Regione Siciliana Piersanti Mattarella: dopo 41 anni ancora non conosciamo gli assassini.

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A sinistra Piersanti Mattarella (Wikimedia Commons)

Oggi ricorre l’anniversario di uno dei fatti di cronaca che ha più scosso l’opinione pubblica in Italia. Esattamente 41 anni fa infatti Cosa Nostra uccideva il presidente della Regione Siciliana, il democristiano Piersanti Mattarella. Il delitto, su cui la magistratura ha continuato e continua ancora a indagare, servì per fermare l’operato politico di un uomo che fece della lotta alla mafia il suo obiettivo.

Sin dalla sua elezione nel 1978 infatti Mattarella, fratello maggiore dell’attuale Presidente della Repubblica, mise in campo un’opera riformista di ampio raggio. L’obiettivo era quello di espellere la mafia dagli enti e dalle amministrazioni regionali, in modo che non potessero guadagnarci. Purtroppo però sei proiettili sparati da un’ignoto hanno messo fine all’opera del Presidente eletto con la più ampia maggioranza della storia della Sicilia.

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Piersanti Mattarella, il nipote a 41 anni dall’omicidio: “Non fu solo Cosa Nostra”

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Il presidente della Regione Siciliana Piersanti Mattarella (Instagram)

Dopo 41 anni le indagini sulla morte di Piersanti Mattarella, freddato per ordine di Cosa Nostra il 6 gennaio del 1980, ancora non sono concluse. Se la giustizia ha infatti individuato i mandanti nella Cupola di Palermo, e cioè nei boss Bernardo Provenzano e Totò Riina, manca ancora il nome degli esecutori. In un’intervista rilasciata ad AdnKronos il nipote di Mattarella, che porta il suo stesso nome, ha sostenuto che gli esecutori potrebbero essere membri dei gruppi di estrema destra.

Già ai tempi del primo maxiprocesso infatti Giovanni Falcone aveva individuato in Valerio Fioravanti, condannato per la strage di Bologna, uno dei colpevoli. L’uomo però era stato assolto dal Tribunale per insufficienza di prove, nonostante la testimonianza della moglie del Presidente della Regione. Nel 2018 però il Tribunale di Palermo ha riaperto le indagini, per cercare di trovare finalmente il colpevole di uno dei delitti più atroci.

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