Mario Paciolla, chi era l’italiano morto in Colombia: troppe ombre sul suo decesso, per le autorità è suicidio, familiari e amici non ci credono.
Un giallo riguardante la sorte di un giovane italiano morto in Colombia sta suscitando particolare interesse in queste ore. In troppi non credono all’ipotesi del suicidio dietro il decesso di Carmine Mario Paciolla, italiano 33enne collaboratore delle Nazioni Unite. Il giovane è stato rinvenuto cadavere nell’abitazione dove viveva a San Vicente del Caguán, a oltre 650 chilometri da Bogotà. Ma chi era questo giovane italiano impegnato in missioni all’estero? Classe 1987, una laurea in scienze politiche in tasca, Mario Paciolla aveva ormai una certa esperienza in queste missioni.
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Cosa faceva in Colombia l’italiano Mario Paciolla
Infatti aveva già lavorato per vari progetti esteri tra cui India, Argentina e Giordania. Questo in Colombia era il suo secondo viaggio e nonostante la pandemia di Coronavirus non era rientrato in Italia. Da due anni, in particolare, il giovane italiano lavorava come “Osservatore Internazionale sulla tregua tra FARC e Governo colombiano” per conto delle Nazioni Unite. In sostanza, dopo l’accordo di pace tra il governo centrale e il gruppo guerrigliero, aveva deciso di mettersi a disposizione di quel Paese.
Stando a quanto si apprende, qualche giorno fa, Mario Paciolla avrebbe compiuto la sua ultima missione: aveva accompagnato il governatore di Caquetà, Arnulfo Gasca, e il sindaco di San Vincente, Julian Perdomo. Questi avevano avuto un colloquio con le comunità rurali della zona. Si tratta in particolare di comunità che sono formate da ex paramilitari ed ex guerriglieri. Qualcosa però sembrava essersi rotto in questo suo ruolo di facilitatore. Da qui le preoccupazioni espresse a familiari e amici e la scelta di tornare a casa. Acquista un biglietto per rientrare il 20 luglio, ma non fa in tempo. Le autorità colombiane seguono la pista del suicidio, chi lo conosce non ci crede e ora cerca verità e giustizia.
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