Il dramma della città di Terni: Flavio e Gianluca, due ragazzini uccisi da un’overdose di metadone, come sono morti gli adolescenti.
I loro genitori li hanno trovati morti nelle camere da letto delle rispettive abitazioni: sono due adolescenti di Terni, rispettivamente di 15 e 16 anni, le ultime vittime della droga in Italia. Un fenomeno spesso sottovalutato quello della diffusione di sostanze stupefacenti tra gli adolescenti. Ma su cui adesso – come avviene dopo ogni tragedia – vengono aperti gli occhi. Di “disarmante dimestichezza” con il mondo delle droghe hanno parlato ieri in conferenza stampa gli inquirenti. Ma è disarmante anche la facilità con cui queste droghe possono essere reperite, anche a basso costo.
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Flavio P., di 16 anni e Gianluca A., di 15 anni, avrebbero assunto metadone, stando alla confessione del pusher 41enne che glielo ha ceduto. Si tratta di un oppioide sintetico, che viene utilizzato dai tossicodipendenti come terapia sostitutiva. In sostanza, chi ha problemi di droga lo reperisce facilmente e crea una sorta di ‘mercato clandestino’, nel quale poi lo rivende, a basso costo. Un meccanismo che ha evidenziato il legale dell’uomo accusato di aver ceduto il metadone ai ragazzi: “Ha ammesso dal primo momento di avere ceduto loro del metadone, lo stesso che gli viene fornito presso il Sert, essendo seguito come tossicodipendente”.
In realtà, al momento gli inquirenti non si sbilanciano sulla sostanza che potrebbe avere ucciso i due giovanissimi: si parla anche di codeina, anche questa facilmente reperibile. Si tratta infatti di un oppiaceo come analgesico, spesso in combinazione con il paracetamolo o altri principi attivi simili. In pratica, nella stragrande maggioranza dei casi, viene assunto come sedativo della tosse o come antidolorifico. Sostanze, sia il metadone che la codeina, sebbene con mezzi diversi, facilmente reperibili in commercio e di fatto non considerate ‘stupefacenti’. Insomma, sostanze per certi versi ‘invisibili’, in quanto legali.
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Nel caso poi della morte di Flavio e Gianluca, due ragazzi con tante passioni, come quella del calcetto con gli amici o quella del rugby, adolescenti considerati “sani”, c’è poi il dramma di due famiglie del tutto inconsapevoli di quello che avveniva. Pesano dunque come un macigno le parole del procuratore capo di Terni, Alberto Liguori. Questi affermava ieri in conferenza stampa: “Abbiamo una responsabilità collettiva per quello che è accaduto, forse non siamo stati del tutto capaci di fare il nostro dovere”.
La provincia italiana, dunque, si trova improvvisamente a fare i conti con un problema troppo spesso nascosto sotto il tappeto. Come già avvenuto in altre occasioni, come con la vicenda di Pamela Mastropietro barbaramente uccisa a Macerata, si arriva a casi estremi, a vicende tremende, per decidere di occuparsi del fenomeno droga. Spesso, la “ricetta” passa per la repressione e mai per una sensibilizzazione. Parlare dei rischi della dipendenza o della facilità di reperire molte sostanze diventa argomento tabù. L’attenzione si sposta su un singolo evento e lo si analizza con sguardo acritico. Come se la società in cui gli adolescenti vivono sia esente da colpe.
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